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Materie prime critiche: le opportunità dall’economia circolare

Materie prime critiche: le opportunità dall’economia circolare

Il position paper di Iren – The European House Ambrosetti

 

Materie prime critiche ed economia circolare per recuperarle sono temi sempre più al centro dell’informazione e dei piani d’azione dell’Unione Europea, al fine di garantire al nostro Paese e all’intera UE una quota crescente di autonomia, in particolare dai Paese dell’Est Asiatico, da cui attualmente dipendiamo per l’importazione. A tal proposito, il 24 maggio scorso, è stato presentato a Roma il position paper di The European House Ambrosetti, in collaborazione con Iren, che scatta la fotografia dell’attuale fabbisogno italiano di materie prime critiche.

Secondo lo studio, in Italia è prevista una crescita della domanda di tale materie strategiche fino a 11 volte rispetto ai livelli attuali, da qui al 2040, nell’ipotesi di una specializzazione produttiva del Paese sugli ambiti dell’eolico e del fotovoltaico e di una espansione tecnologica coerente con i target energetici europei.

 

L’analisi del fabbisogno di materie critiche

Entrando nel dettaglio del Position Paper, intitolato “Materie prime critiche e produzioni industriali italiane. Le opportunità derivanti dall’economia circolare”, The European House – Ambrosetti ha effettuato un’analisi del fabbisogno, attuale e futuro, di materie prime strategiche necessarie per la produzione italiana. Le tecnologie chiave analizzate sono: fotovoltaico, eolico, batterie, data storage, server e prodotti di elettronica.

Il fabbisogno italiano si attesta a circa 2.782 tonnellate nel 2020. Il nostro Paese utilizza tutte e 17 le materie prime critiche considerate come strategiche dall’Unione Europea. Sempre nel 2020, circa il 44% del fabbisogno italiano è rappresentato dal rame, utilizzato in maniera significativa in tutte le tecnologie chiave.

The European House – Ambrosetti ha quindi delineato due scenari:

  • High Demand Scenario (HDS), in cui l’espansione tecnologica permette il raggiungimento dei target energetici e ambientali più ambiziosi a livello europeo;
  • Low Demand Scenario (LDS) in cui, attraverso uno sviluppo delle tecnologie meno rapido, i target energetici e ambientali non vengono raggiunti.

I risultati evidenziano chiaramente come il fabbisogno italiano di materie prime strategiche per la produzione delle tecnologie chiave considerate è destinato a salire in entrambi gli scenari: nell’High Demand l’aumento è pari a circa 5 volte il fabbisogno del 2020; nel Low Demand si attesta a circa 2,7 volte. Tali stime suppongono che la specializzazione italiana nelle varie tecnologie chiave sia uguale al valore odierno e resti invariata nel tempo.

In un secondo step dell’analisi, vengono invece contemplati degli scenari in cui l’Italia aumenta la propria specializzazione in specifici settori. Tale crescita avrebbe un effetto importante sul fabbisogno italiano di materie prime strategiche, che aumenterebbe in media del 350% rispetto ai valori del 2040 a specializzazione corrente.

A fronte dell’incremento di fabbisogno esistono però, dei vincoli all’approvvigionamento. Da un lato, le materie prime critiche strategiche hanno pochi materiali sostituti, parte dei quali sono a loro volta critici e con performance inferiori. Dall’altro lato, l’estrazione di materiali minerali metallici in Italia è oggi del tutto inesistente e i tempi autorizzativi per realizzare un nuovo sito minerario in Europa si aggirano sui 15/17 anni.

 

La via del riciclo

L’economia circolare rappresenta una via ad alto potenziale, anche in considerazione dei volumi crescenti di tecnologie low-carbon che raggiungeranno il fine vita: lo stock di prodotti riciclabili da qui al 2040, si prevede, crescerà di 13 volte. Per ridurre la dipendenza europea ed italiana di materie prime critiche da mercati esteri, la strategia più promettente è quindi quella del riciclo, cui le aziende europee faranno sempre più ricorso al fine di garantire l’approvvigionamento di tali materiali. L’economia circolare, rispetto alle altre potenziali soluzioni, offre ulteriori vantaggi, a partire dal fatto che è perseguibile immediatamente, necessita investimenti minori e porta benefici economici tramite una riduzione delle importazioni. Un ulteriore plus del riciclo, rispetto all’estrazione, è che consente un risparmio significativo di CO2. Può inoltre prevenire le necessità di nuove attività minerarie, evitandone così gli impatti ambientali.

Grazie alla valorizzazione dell’economia circolare, al 2040, il riciclo potrà soddisfare dal 20% al 32% del fabbisogno italiano annuale di materie prime strategiche, con il target del 15% fissato dalla Commissione Europea che può essere raggiunto già nel 2030.

Per raggiungere tassi di riciclo significativi e potenziare l’autonomia strategica italiana è però necessario un incremento degli impianti. The European House – Ambrosetti ha stimato che in Italia saranno necessari 7 impianti per riciclare correttamente il quantitativo crescente di rifiuti da qui al 2040, per un investimento complessivo stimato in 336 milioni di Euro.

 

Il progetto Bicocca di economia circolare

E sempre a proposito di materie critiche ed economia circolare, di recente abbiamo parlato, qui su Fantinamobile, di un progetto avveniristico lanciato dall’Università Bicocca di Milano. Il progetto, chiamato “RARE”, apre nuovi interessanti scenari per la reperibilità dei metalli provenienti dalle terre rare: potrebbero infatti essere recuperati dagli apparecchi elettronici in disuso, mediante l’impiego di un dispositivo sostenibile, realizzato con materiale poroso, a partire dagli scarti dell’industria chimica e dell’acciaio. Per saperne di più, basta cliccare qui.

Fonte articolo: Fantinamobile.it – Elerdini Beatrice

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